Intuendo l’esistenza di una correlazione tra il cosmo e la vita sulla terra, gli astrologi da sempre cercano nei movimenti simbolici dei pianeti risposte sul significato degli eventi umani, collettivi e personali, e su che cosa possa riservare il futuro.
Nell’antichità si riteneva che gli dei parlassero all’uomo attraverso le stelle. Gli astrologi a quei tempi erano figure simili a sacerdoti, sapienti, eletti, interamente dediti al difficile compito di decifrare i messaggi del divino. Tante cose da allora sono cambiate, la nostra cultura è orientata da secoli al razionalismo e alle scienze esatte. Eppure, ancora oggi, man mano che un astrologo approfondisce le sue conoscenze, può accadere che si riavvicini a quei tempi antichi, in cui il cielo dialogava con gli esseri umani per aiutarli. “L’astrologia è un linguaggio. Se impari a comprenderlo, il cielo ti parla”, ha scritto in tempi recenti Dane Rudhyar. In quei momenti è possibile che affiori un senso di vertigine, riverenza, meraviglia, incanto, una connessione con il Tutto, con il Sacro.
„Il filosofo neoplatonico Plotino descriveva l’astrologia come qualcosa che mette insieme i movimenti delle stelle e dei pianeti e i movimenti di tutto quello che accade sulla Terra. E questo avviene perché siamo tutti interconnessi. Ecco, secondo me, l’astrologia dà una forma ai segni e li connette. E come se ci fosse una visione olografica tra il cosmo e l’essere umano, tra i pianeti e la terra, tra il cosmo e la psiche. La visione astrologica rispecchia il significato della parola greca “kosmos“, che descrive il mondo come un sistema ordinato e connesso, come parte integrante del Tutto; la vita umana non è il risultato dei capricci del caso, segue una traiettoria preordinata sincronizzata con i movimenti dei corpi celesti”, così spiega Richard Tarnas, docente di filosofia e storia della cultura, principale studioso di astrologia archetipica.
Che cosa fa un astrologo? Il suo è un lavoro complesso, che richiede anni di studio e applicazione. Unisce arte, filosofia, psicologia, tecnica, capacità empatica e intuitiva. E’ un lavoro delicato perché si entra in contatto con la parte più sensibile di una persona, l’anima (o psiche). E’ un’attività difficile da descrivere e, a volte, da svolgere. Chi si occupa seriamente di astrologia sa che non finirà mai di studiare, applicare nuove tecniche e integrare le sue conoscenze. Sa anche che a volte dovrà affrontare sguardi pieni di scetticismo o derisione. Qual è quindi la definizione ideale per la figura dell’astrologo? Ci sono tante opzioni, quante sono le sfaccettature del suo lavoro: decifratore di grafici planetari; esploratore dei riflessi del cosmo sulla vita umana; investigatore dei cicli del tempo; traduttore di simboli; studioso di un’antica tradizione.
La definizione che tuttavia preferisco è “navigante”. Astrologi e navigatori, dopotutto, fanno la stessa cosa: leggono mappe e osservano il cielo per trovare il miglior percorso possibile, indipendentemente dalle circostanze.
“Noi siamo le persone che osservano le mutevoli configurazioni dei cieli, costantemente in cerca di modi per tradurre i loro schemi in modi utili per navigare il tempo che viviamo. Non importa quanto offuscato sia il cielo, noi non cessiamo di alzare lo sguardo alla ricerca di un significato. Siamo i navigatori che interpretano i venti e le maree per coloro che invocano la nostra abilità e arte”. (Darby Costello)
Proprio come i navigatori del mare e del deserto osservano le stelle, disegnano cartine, meditano sui venti, sul tempo e sulle maree, così noi astrologi studiamo le nostre mappe del cielo e meditiamo sul tempo e le maree degli affari umani in cerca di una rotta.
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